In occasione della 16° Biennale di Architettura di Venezia, il viaggio di Eldorato ha fatto tappa nella chiesa luterana di Campo Santi Apostoli come progetto speciale voluto dal pastore Bernd Prigge a margine di un incontro a cui ha preso parte anche Marianne Birthler, una delle curatrici del padiglione tedesco, intitolato “Unbuilding Walls” e dedicato ai temi della divisione e dell’integrazione culturale https://www.labiennale.org/it/architettura/2018/partecipazioni-nazionali/germania

Dal 28 novembre l’oro dei migranti e diversi che sempre più spesso vengono lasciati fuori dalle barriere simboliche e reali che costruiamo “per difendere la nostra identità” ha coperto la porta del tempio luterano, ospitato nel settecentesco ex oratorio della Scuola dell’Angelo Custode, a pochi passi dal Ponte di Rialto.

Quella che oggi – con i suoi 100 membri – è una delle più piccole comunità luterane del mondo, è una delle più antiche al di fuori della Germania ed è stata istituita quando Lutero era ancora in vita.  

Coprendo le sue porte con l’oro di Eldorato, Giovanni de Gara ha simbolicamente rievocato la lunga storia di accoglienza e i molti episodi di rifiuto che hanno contraddistinto i suoi 5 secoli di storia: il clima straordinariamente cosmopolita della Venezia cinquecentesca in cui – quando il protestantesimo arrivò insieme ai mercanti tedeschi che frequentavano la città per affari – gli ebrei avevano giù cinque sinagoghe, gli ortodossi e gli armeni le loro chiese e perfino i musulmani (contro i quali la Serenissima aveva combattuto tante guerre) avevano il loro luogo di culto nel Fondaco dei Turchi; la dissoluzione della comunità con le riforme napoleoniche. E le pressioni della vicina chiesa cattolica per impedire che venisse usata la porta principale del tempio affinché i protestanti non dessero nell’occhio: fu solo nel 1866, con l’annessione di Venezia al Regno d’Italia, che quel divieto cadde e quella porta su cui ha fatto tappa Eldorato tornò ad aprirsi.